Era prevedibile. Prima o poi era destino incagliarsi almeno un poco nelle durezze della Serie A. E dunque, dopo il miraggio della confortante partita interna di Coppa Italia grazie alla quale l’Udinese ha conquistato l’accesso agli ottavi di finale di Coppa Italia, garantendosi di poter incontrare nel turno successivo l’Inter di Inzaghi, c’è stato uno stop invero abbastanza prevedibile. L’Udinese si è fatta segnare tre gol al Bluenergy Stadium proprio dai nerazzurri milanesi. Vabbè, sono stati segnati anche un paio di gol, ma ciò non ha impedito di subire la seconda sconfitta con 3 reti subite dopo quella con la Roma all’Olimpico di Roma. Come detto era abbastanza prevedibile non andare a vittoria contro i meneghini, mentre invece ciò che proprio non convince è il modo in cui è maturata questa sconfitta. Ovvero Udinese assente per tutta la prima mezz’ora di gara, e rinsavita solo grazie all’intervento tecnico evidente del allenatore Runjaic, il quale ha cambiato la squadra in corso d’opera. E’ sin troppo evidente che lo schema 3-5-2 non dimostra proprio di funzionare, e non si capisce nemmeno per quale ragione sia stato introdotto con una variazione, dopo che il precedente schema 3-4-2-1 aveva incantato e non poco un po’ tutti, facendo trarre i migliori risultati, E invece, non si capisce per nulla il perché, soluzione vincente si è cambiata, introducendo un 3-5-2 che fa sembrare l’Udinese una squadra marziana. Una squadra sfaldata e pressoché incapace di trovarsi in campo, all’anima del centrocampo forte. Niente fraseggi, e squadra che non risulta per niente unita nella sua azione di proposizione. L’ingrediente che manca, è fin troppo evidente questo fatto, è la compattezza, ovvero quella coesione di squadra che abbondava durante i frangenti più proficui di questa fase iniziale del campionato. Sta succefendo un po’ quello che è successo in tutte le serie vincenti delle varie prime fasi di campionato. Prima o poi il giocattolo si sfalda, e questo magico giocattolo prende il nome di compattezza. Un ingrediente che deve essere integrato quantoprima, assieme all’intensità di proposizione, nonché in secundis in fase di contenimento. Bisogna compattare i ranghi e bisogna riprendere il bandolo della matassa specifico dalla prima occasione specifica, ovvero dalla gara interna in cui l’Udinese avrà innanzi il Lecce di Mister Gotti. A proposito di variabili tecniche, non si capisce proprio come mai il nuovo tecnico Runjaic abbia tenuto fuori alcuni uomini tra i migliori proprio poco prima di affrontare la prova del 9 contro i campioni d’Italia nerazzurri. Sciocchezze che si pagano anche care queste, così come si pagano le incoerenze arbitrali. Un recupero eccessivamente prolungato nel primo tempo ed eccessivamente decurtato nella seconda frazione di gioco, ha influito e non di poco sulla possibile acquisizione di un risultato proficuo, aprendo le porte alla scorribanda interista. Vogliamo continuare a credere nella buona fede arbitrale, in specie quando si presentino fischietti di lignaggio, il fatto è che errori così influenzanti non devono avere luogo: nessuna influenza al risultato è giustificabile ove favorita da errori decisionali della giacchetta nera di turno. Ma ora pazienza, la frittata è fatta per la seconda volta in campionato, e ora – come sempre – bisogna riprendere subito la linea giusta mettendo mano al sistema di gioco propriocettivo, questa volta. Occasioni di vittoria come nella prossima prova casalinga contro il Lecce non possono essere minimamente sprecate, perché è qui che ci si gioca il destino in campionato. Bisogna quindi riprendere al volo, per non perdere troppo quota dopo l’assai confortante inizio di campionato. E’ proprio ora che bisogna “consolidare il break acquisito, come si direbbe parlando di tennis, altrimenti con ottobre alle porte ci troveremo ben presto di fronte a scenari ben differenti e più spiacevoli, facendo sempre i debiti scongiuri del caso. Speriamo infine che non faccia troppo il gioco degli avversari la variabile degli sbalzi climatici, da mettere sul piatto della bilancia, come sappiamo, al giorno d’oggi.
di Valentino Deotti