
E’ il momento dell’unità dell’intero mondo bianconero, per fare le scelte migliori dopo una stagione troppo scarsa, con un Runijaic che non ha saputo mantenere motivazione e tensione necessarie per fare risultato.
La partita tra Torino e Udinese, disputatasi allo Stadio Olimpico “Grande Torino” in Torino ci ha regalato la certezza pressoché totale che l’Udinese di Mister Runiajc ha tirato i remi in barca. E, checché ne possa discettare lo stesso Mister in conferenza stampa, l’ha fatto nel peggiore dei modi possibili. Ovvero spegnendo la luce della motivazione non appena si è profilata la certezza di una salvezza più o meno acquisita. Raggiunta quota 36, la quota che si diceva essere l’attuale quota salvezza, l’Udinese ha automaticamente tirato d’impulso il freno a mano. Così sono arrivate cinque sconfitte nelle ultime cinque gare, figlie di un approccio a dir poco allegrotto (per non dire segnatamente e marcatamente superficiale) come quello messo in campo dalle zebrette di casa nostra anche sul difficile campo di Torino. Sarà forse stata complice la paura di sbagliare ancora, ma l’Udinese dopo aver inscenato una sfuriata iniziale di tutto cuore si è fatta prendere dal panico. Così sono venuti fuori 45 minuti, un’intera frazione di gioco, in cui l’Udinese si è limitata a fare un giro palla arretrato con ritmi soporiferi che non ha prodotto nulla, se non la possibilità per il Torino di andare a segno a pochi minuti dal fischio finale che ha suggellato la fine delle ostilità per quanto riguarda la prima frazione di gioco. Una occasione in cui Adams, dopo un primo tiro parato in distensione laterale dall’estremo difensore bianconero Okoye, ha preso al volo la seconda palla insaccandola per vie centrali, proprio da centro area, con una difesa bianconera sfaldata, aperta e fuori tempo. La stessa scena di è ripetuta al minuto ‘85 di una partita con Torino predominante in casa propria, allorquando Dembelé ha raccolto e messo in fondo al sacco per la seconda volta una ribattuta della difesa bianconera. Un’altra seconda palla sfruttata a perfezione dai granata per chiudere i conti, e a questa punto possiamo sentenziare che l’Udinese è stata vittima una e trina delle seconde palle in una partita in cui se non avesse commesso troppi errori magari un sano punticino l’avrebbe raccolto. E invece no, si è rivelata una difesa nata in barca, e così si sono presi i due gol, anche per colpa dello scellerato passaggio di Lovric che ha messo sul piatto d’argento al Torino la possibilità di principiare l’attacco decisivo ai fini del primo gol. Poi ci si è messo un centrocampo che non ha mai saputo far arrivare a destino i palloni chiave, che non raggiungevano praticamente mai le punte. Di buono in questa partita c’è stato solo l’atteggiamento intraprendente con ottimi slanci alla ricerca della verticalità, messo in atto dall’Udinese dal 55’ al 75’ di gara. Per il resto, per quanto riguarda l’attacco, il solo Davis subentrato a partita inoltrata non ha trovato di meglio da fare che tirare debolmente in bocca al portiere avversario i numero due palloni che gli sono giunti tra i piedi. Apprezzabile anche una incursione del subentrato Modesto che però non ha trovato sufficiente appoggio dai compagni che … come spesso capita non hanno accompagnato l’azione. Davvero troppo poco, tanto poco da suffragare l’ipotesi iniziale che l’Udinese abbia tirato i remi in barca a salvezza acquisita, o che più semplicemente sia stanca a questo punto della stagione. Fatto sta che ora arrivano quattro partite assai difficili e l’Udinese non potrà che congelare questi quaranta punti scarsi che andranno a collocarla soltato intorno al dodicesimo posto in classifica, bene che vada. Un posto non certo in linea con le attese dopo un grande girone d’andata della squadra di mister Runjaic, il quale poi non ha saputo motivare i suoi permettendo di mantenere alta la tensione. Ed ecco che arriva propizia l’azione di una gestione societaria che sta già guardando altrove per trovare un tecnico che sappia forgiare e mantenere la squadra in prospettiva futura. Non certo a fagiolo giunge invece la protesta vibrata da parte della curva bianconera, che invitava a gran voce ad andarsene un Gino Pozzo tacciato di non spendere abbastanza. La squadra è la società ora hanno bisogno di restare unite, per poter ridisegnare un futuro in cui si possa arrivare in fondo al traguardo senza flettere.
Di Valentino Deotti